Squilla il cellulare, wow un messaggio dal Tonno chissà che vorrà.
<<Hey Manu, ho un’ideona>>
<<Hai capito come smettere di essere sempre più scarsi??>>
<<Questo fine settimana andiamo in Val Masino?>>
–ecco lo sapevo io che
c’era qualcosa che non poteva andare–
[…]
Questa volta la colpa è mia.
L’idea iniziale era di fare una via un po’ più complicata di quelle che avevamo fatto finora, sempre chiodata e relativamente recente ma con qualche passaggio di sesto, perciò in settimana sento Luca (che è sempre una garanzia) e gli propongo un paio di vie in piccole. Lui accetta la mia proposta e mi risponde che una volta studiate le relazioni mi avrebbe detto quale avrebbe preferito.
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Questa gita nasce da una mia idea, infatti stavo cercando una via che avesse questi requisiti:
Inizialmente avevo proposto la via vicina, “Il Disertore” per intendersi, ma le mie compagne di cordata con un “Se pensi di portarci su un 6 puoi anche salire in free solo” mi hanno indirizzato su una via più semplice. Sto cominciando a diventare troppo incosciente, devo sperare che prima o poi non ci sia qualcuno che mi voglia seguire!
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Avevo già adocchiato da un po’ di tempo questa via vista la zona bella e la lunghezza accettabile. Guardando sulle relazioni in rete però viene spiegato soltanto il suo percorso. Non viene detto nulla sul numero di chiodi presenti nella via se non: “si consiglia di integrare le protezioni della via con nut e friends” che di per sé non vuol dire niente.
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Era da un po’ che non andavo in montagna e la mia idea era di fare una via comoda e ben chiodata per non forzare troppo la mano. La compagna di cordata designata, in maniera del tutto innocente, ha quindi suggerito :<< Ma no andiamo a fare il campanile di val fontana d’oro che ha solo un passaggio di IV+>>, <<Sicura?? Guarda che i tiri che non riesco a fare poi toccano a te, ammesso che riesca a tornare>> <<Va tranquillo che ce la facciamo, tanto siamo forti>>.
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Tutto è cominciato con la richiesta del Manu forte di fare una via vicino a casa. La cosa mi ha sorpreso non poco, infatti finora è sempre voluto restare in falesia. Io gli ho risposto che vicino casa purtroppo non c’è niente per noi che non sia sola placca. Però lui ha insistito e dopo una breve ricerca ho trovato questa via al limite delle nostre capacità. Ho provato ad avvisarlo in ogni maniera che rischiavamo di fare la cazzata ma non c’è stato verso.
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Arrivare al parcheggio non è stato facile, abbiamo deciso di prendere la mia macchina che non è nuovissima (300000 km) e durante la strada ha deciso di farci una sorpresona: non importa quanto premessi il l’acceleratore lei restava al minimo del motore. Fortunatamente ci trovavamo sulla strada che da Nago va verso Arco e cullati dalla discesa siamo riusciti ad arrivare in paese. Arrivati ad Arco abbiamo deciso di andare a fare colazione che magari le cose si sarebbero sistemate.
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Lunedì Io e Nicola abbiamo deciso che mercoledì saremo
andati ad arrampicare, faculo al lavoro. Abbiamo scelto la via e stampato la
relazione, insomma era tutto pronto. Però martedì sera, poche ore prima della
nostra avventura, un istruttore CAI ci ha consigliato di evitarla dato che si
era trovato in difficoltà in alcuni tratti, saputo questo non potevamo cambiare
decisione.
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Questa è stata la nostra seconda gita e la poca esperienza
in ambiente ci ha fatto fare qualche stupidata.
Ora è tutt’altra musica, o almeno così vogliamo credere.
Per semplicità riporto lo scambio di messaggi tra me e Marco il giorno prima dell’uscita.
Hey Manu, Domani andiamo a fare la guglia Gei?
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