Dati tecnici – E mettiamoli anche questa volta
LocalitàArco – Pregasina (TN) – Cima Nodice
EsposizioneS
PeriodoInvernale – Mezze stagioni
Sviluppo8L – 190 mt
Difficoltà4c (5b obb) – 2 passi 5c
ChiodaturaOttima a clessidre e spit – Inutili Friends e dadi
PartecipantiManu quello Scarso, Laura ed Alessia
Introduzione – Ovvero la parte più importante della relazione

Questa gita nasce da una mia idea, infatti stavo cercando una via che avesse questi requisiti: 

  • Il caldo del lago: vi voglio vedere voi ad arrampicare a fine febbraio con le manine che appena toccano la roccia diventano cubetti di ghiaccio, che per il mohito possono anche andare bene ma sicuramente non per le tacche.
  • Una scalata con possibilmente qualche chiodo: in modo tale che da non mettersi a piangere dalla paura e fare brutta figura (con le due ragazze 😉 ).
  • La salita ad una cima, che per l’autostima fa sempre bene.

Inizialmente avevo proposto la via vicina, “Il Disertore” per intendersi, ma le mie compagne di cordata con un “Se pensi di portarci su un 6 puoi anche salire in free solo” mi hanno indirizzato su una via più semplice. Sto cominciando a diventare troppo incosciente, devo sperare che prima o poi non ci sia qualcuno che mi voglia seguire! 

Abbiamo optato quindi su questa via aperta qualche settimana prima della nostra ripetizione che sembrava fare proprio al caso nostro.

Avvicinamento – ABO

C’è una leggenda all’interno della banda che narra di questa particolare gradazione alpinistica, infatti un tempo non c’era l’attuale gradazione ED (altresì Estremamente Difficile) ma veniva usata la sigla ABO (ovvero abominevole). La sigla è diventata infatti obsoleta per gli alpinisti che alla sola vista di queste vie “abominevoli” impazzivano e fuggivano urlando di terrore. Questi ricordavano i tempi della grande guerra ai vecchiotti che stavano facendo la passeggiata domenicale che quindi spaventavano i nipotini che a loro volta intimorivano i genitori. Insomma, per evitare questa fiera dell’est si è pensato di rimuovere il problema alla radice, e visto che non si potevano togliere gli alpinisti, i vecchiotti o i bambini hanno pensato di togliere questo grado, fermo restando che alcune cose sono e saranno sempre per me ABOminevoli. 

Ma ora vi chiederete: cosa c’entra tutto ciò con l’avvicinamento della via? Beh, semplicemente che con un po’ di neve poteva diventare un canalino di tutto rispetto!

Infatti, partendo dalla chiesa e proseguendo verso sud con 5 minuti di mulattiera si arriva a una strada cementata con una pendenza tendente all’infinito. Ma noi non siamo alpinisti esperti e non ci siamo fatti spaventare, togliendo un indumento ogni minuto siamo arrivati alla fine della rampa… e per fortuna che era finita! Siamo rimasti praticamente in costume. Avanziamo quindi sul sentiero che dopo la tirata iniziale diventa più pianeggiante. All’ometto come da relazione siamo scesi sulla destra per la traccia e successivamente ad un altro bivio siamo rimasti ancora sulla destra. Seguendo la traccia e gli ometti siamo arrivati al rudere dove parte la via.

1° tiro – Lo strapiombo con la fessura ci fa tanta paura

Comincio io con il primo tiro, corto ma intenso, infatti dopo un paio di scalini terrosi sui resti delle vecchie costruzioni bisogna superare uno strapiombo di 5a di tutta onestà. Qui accontentandomi del fessurone alla sua sinistra riesco a salire. Meno male che non abbiamo fatto la via più difficile! Quindi dopo questa lezione di umiltà più guardingo riprendo a salire; ma ormai il pezzo cattivo è ormai passato e arrivo senza problemi in sosta.

2° tiro – E anche questa volta ha vinto l’alpinismo

Questo tiro ha una geometria abbastanza strana: prima si sposta a sinistra, poi sale e poi si sposta a destra finendo sopra la sosta di partenza. Parto nuovamente io, in qualche maniera riesco ad attraversare stando basso e sfruttando la piccola cengia, tutto sembra andare per il meglio se non fosse che al muretto successivo cominciano i problemi. La signora anima senziente infatti mi presenta una placca verticale con un paio di biditi per le dita, di quelli piccoli e fastidiosi. Sembrerebbe tutto perduto! Invece mi accorgo che sopra queste tacchettine c’è una bella mano, quindi mi convinco di non sbagliarmi e con cattiveria attacco la placca e in un baleno sono alla mano buona ottimo quindi! Ora non resta che rinviare.

A questo punto mi sono accorto di avere fatto la cazzata.

Guardo in alto e non vedo chiodi, mi giro quindi a destra e riesco a vedere il chiodo a un paio di braccia da me. Mannaggia a me, non posso guardare dove vado prima di partire a salire in quarta? Ma ormai il danno era fatto e non si poteva tornare indietro, con un paio di passaggini su tacchette riesco a rinviare a pelo al rinvio. A questo punto con un traverso sul lisciume si arriva alla sosta. E voi vi chiederete ma come si fa ad arrivarci se c’è tutto liscio?? Che domanda! Con il metodo alpinistico: infatti tirando ogni rinvio si riesce a procedere fino alla sosta.

Sistemato in sosta mi posiziono per un’assicurazione tattica. Le mie compagne cominciano il primo traverso guardinghe, facendo particolare attenzione a non dimostrare empiricamente la teoria del moto armonico. Voci dicono che non deve essere un’esperienza piacevole. Superato il primo tratto procedono sulla placca che si rivela più ostica del previsto, ma dopo un paio di crisi d’identità a testa riescono a risolversela, in un delirio di follia m’è parso pure di sentire “Alex Puccio non sei nessuno!!!” ma potrei anche sbagliarmi. Con qualche azzerata riescono anche loro a procedere per l’ultimo traverso, sempre lasciando a casa la dinamica applicata e giungono alla fine del tiro.

3°tiro – Placca appoggiata di IV

Si riparte a salire obliquamente verso sinistra prima su una parete a balzi, un po’ avara di appigli ma una volta trovati si procede senza problemi, e poi su una placchetta appoggiata ma liscia, di quelle che quando ci passi il pollice sopra fanno slik, ma niente che una spalmata non riesca a risolvere. Il tiro è molto corto e non ci ha dato grossi problemi.

4-5° tiro – Non si arriva più

Dopo un brevissimo traverso di qualche metro si riprende a salire con un muretto di IV a tacchette, un po’ gnè ma con una azzerata si supera senza grossi problemi. A questo punto le difficoltà si fanno molto più semplici e si sale per una placca rigata di III. Le protezioni sono molto vicine e si capisce bene dove va la via.

Voi direte e allora dove è il problema? Presto detto: dopo una ventina di metri cominciavo a finire i rinvii e non avevo idea di quanto mancasse alla prossima sosta, ma l’istinto di sopravvivenza ha avuto la meglio e rinviando un cordino sì e uno no sono riuscito ad arrivare alla fine del tiro rinviando l’ultimo chiodo con un cordino ed un moschettone. Fatalità a un metro dalla fine c’è un passo non semplicissimo ma c’è sempre la possibilità di imbrogliare ed ammazzare il grado.

6° tiro – Ammutinamento

Questo tiro attraversa la parete verso sinistra, scavalca il sentiero di discesa e a seguire sale alla cima dalla parete. Perciò proseguo sulla bella cengia per pochi metri e una volta arrivato al sentiero recupero i secondi. A questo punto io vorrei continuare ma le mie compagne mi inviano dei segnali che mi fanno supporre che è meglio finire la salita qui. Precisamente il segnale è stato una cosa del tipo <<Se pensi di continuare sappi che dovrai procedere da solo, ritieniti fortunato se ti aspettiamo alla macchina>>. In questa maniera tutti eravamo d’accordo nel dichiarare finita la via, restava però da salire la cima, del resto non potevamo fermarci a metà strada, che ne sarebbe stato del nostro onore?

Quindi lasciamo corde e zaini da una parte e saliamo per il sentiero, arriviamo in una trincea, poi entriamo in una grotta, poi usciamo in un’altra trincea, tutto questo girando attorno alla cima ma senza arrivarci. Dopo una mezz’oretta passata a bighellonare quindi prendiamo di petto la situazione e salendo tra rovi e frasche arriviamo a una roccia che sembra la più alta della montagna. Facciamo il consueto selfie di fine via e ci incamminiamo per il ritorno.

Discesa – Per chiudere in bellezza

Scendiamo per il sentiero e troviamo un paio di ragazzi che stavano chiodando una nuova falesia sulla parete, tutte vie per gente molto più brava di noi. Anche vero che non è che ci voglia molto per esserlo, ma queste in particolare sembravano dei 15b, belle strapiombanti con prese piccolissime. Parliamo con i ragazzi chiedendo se hanno già gradato qualcosa, ci dicono che le stanno chiodando dall’alto e non sono ancora riusciti a chiuderne nessuna, stanno priprio aspettando che qualcuno lo faccia. Senza pensare me ne esco con un <<Va beh dai, qualcuno che la chiuderà lo troviamo>>. Poco dopo mi rendo conto della boiata che ho detto e per evitare ulteriori figure barbine ho preferito tagliare la corda in velocità.

Via ultra-approvata, tranquilla e non troppo difficile, con discesa comoda. Ottima da fare l’inverno!

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