Introduzione – Posso anche dimenticare un pezzo di via ma mai tralascerò questo capitolo

Questa uscita nasce dal desiderio di Tonno di scalare le “Dolomiti quelle vere”, non le piccole più vicine e comode. Quindi scelto il giorno e la via, partiamo alle 6.00 del mattino con destinazione Fiera di Primiero per la conquista della Punta della Disperazione.

La Val Canali

Arrivati al Cant del Gal facciamo velocemente colazione; ci consigliano di lasciare lì l’auto perchè la strada che arriva al parcheggio più in alto è dissestata ed è più “comodo” usare il sentiero. <<Che problema c’è?>> Luca e il cugino di Tonno sono in super allenamento, ci faremo dare una spinta…
Il consiglio dell’albergatore (per gli amici Maratoneta) ci ha portato ad allungare l’avvicinamento di “appena” un’ora facendoci arrivare al rifugio Treviso Canali alle 11:30. Le brutte notizie però non finiscono qui e una volta giunti ai tavoli, vediamo pure che è in partenza una comitiva armata di imbraghi e corde. <<Anche voi arrampicate vedo, dove siete diretti ?>> <<Sulla Punta della Disperazione>>. Benissimo! <<E in quanti sareste?>> <<18>>.

Annulliamo gli impegni della serata e ci incamminiamo verso l’attacco, fiduciosi sulla velocità delle cordate che ci precedono.

Fischiata pre-partenza

1° tiro – Io giù non torno

Mi preparo e mi avvicino alla parete dove comincia la salita, vedo che però tutti gli altri partono da molto più bassi di me. Chiedo informazioni e scopro che effettivamente la via partirebbe poco più in là. Ma la partenza corretta richiederebbe di rimettersi gli scarponi per aggirare un salto di 5 metri, cosa che io non ho assolutamente intenzione di fare. Quindi traversando per gradoni e cenge riesco a rimettermi in via ed a salire in sosta, l’arrampicata è molto comoda e tranquilla sul III, la roccia è piena di clessidre e semplice da proteggere. Seguendo i lumaconi del gruppo in alto è tutto ancora più facile. Ringrazio l’apritore di avere messo almeno un chiodo, è stato apprezzato.

2° tiro – A c****o duro

Parte Luca per il prossimo tiro, sto per consegnargli il mio materiale ma lui mi ferma: <<No no, dammi cordini e basta >> <<Ma sei sicuro di non volere neanche un Friend?>> <<No no, tanto non li so mettere>>. E con queste parole parte cattivo e arrogante più che mai, correndo su per la montagna come fosse una passeggiata. Sempre un III grado tranquillo pieno di clessidrine.

3° tiro – La matematica

A questo punto viene spontanea la domanda: E il 3° tiro?. Beh, del 3° tiro non mi ricordo niente! Un vuoto che neanche alle interrogazioni di matematica avevo provato. Ma sarà come i precedenti 2.

Matteo in partenza

4° tiro – La placchettina

Parte Luca, attacca la placca di IV sopra la sosta e con un po’ di fiducia riesce a rinviare sul chiodo in mezzo alla placca. A questo punto è fatta, si riposa e riparte impavido e spavaldo dei pericoli, anche perché dopo questo passaggio sgrada molto e diventa un II circa.

5° tiro – Lo strapiombino

Dato che luca si trova bene sugli strapiombi e gli è toccata la placca per giustizia lo strapiombo tocca a me che sono una sega.
Parto già con una pomatina pronta per tutte le sberle che prenderò e comincio a salire i questo camino strapiombante con vari spuntoni orizzontali che escono dal suo fondo. Dopo un metro e mezzo capisco di avere fatto la cazzata, ma un attimo prima di cominciare a piangere vedo sul fondo del camino un chiodo nero, arrugginito degli anni 30. Non sono mai stato più felice. Rinvio, mi riposo, studio il passaggio e mi riposo ancora, ci riprovo ma mi sale una crisi d’identità nella quale mi sento un pesce (Tonno non me ne volere) e torno a riposare, tento l’approccio cinghiale chiaramente non riesco a combinare niente e torno a riposare. Infine spaccando sul lato destro del camino riesco a trovare delle mani mitiche che mi permettono di salire una volta per tutte. Superato questo ostacolo il resto del tiro è un diagonale verso sinistra di I/II grado, necessario per arrivare in cima e spostarsi dove inizia la discesa.

La discesa – Doppie mon amour

Seguiamo il corso giù per la ferrata, una volta finita partirebbe un “sentiero” (ma chi scende da lì?) che noi non ci fidiamo di prendere. Così decidiamo di improvvisare una doppia per accedere ad una cengia a fianco a noi dove il corso si sta calando. Probabilmente dalla parte terminale del canalone è possibile effettuare un’altra doppia su un anello che ci è sfuggito durante il traverso. Arrivati alla cengia ci caliamo da un cordone lasciato dal corso attorno a un sasso. Nella fretta sistemiamo le corde in maniera approssimativa, sperando in un po’ di fortuna durante il lancio. Niente da fare: Tonno, che ha deciso di calarsi per primo è rimasto appeso con le corde annodate in una matassa grande come un pallone ha dovuto risalire una parte del canale e slegarsi nel primo posto comodo. A questo punto finito di snodare le corde alle 8.15 ci siamo incamminati per la macchina che abbiamo raggiunto alle 9.30 un minuto prima del calare della notte.

Quasi alle nostre auto…

Conclusioni

Via con arrampicata effettivamente facile (quasi sempre di III con un passaggio ostico nell’ultimo tiro) e molto semplice da proteggere, ultra consigliata, avendo sempre gente davanti non abbiamo fatto fatica a trovare il percorso di salita.

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