Località: Dolomiti di Brenta
Esposizione:Varia
Periodo:Estate
Sviluppo:455 m
Parcheggio: Rif. Vallesinella ( Madonna di Campiglio)
Difficoltà:IV passaggi di IV+ V-
Chiodatura:Soddisfacente e belle soste
Partecipanti: Elena e Ivan

Elena: “ Ivan ma è quello il Campanil Basso?” 

Ivan: “ Ma va…. È troppo grande per essere quello.”

Conversazione all’ombra del Campanil Basso.

OBBIETTIVO DELL’ ANNO

Decidiamo di porci come obiettivo di roccia per il 2019 la via normale al Campanil Basso.  

Dopo mesi di allenamento tra palestrina, multi pitch ad arco e vie trad in Piccole Dolomiti; il 3 luglio partiamo baldanzosi e determinati all’arrembaggio del Brenta.

PREMESSE 

L’inizio non è uno dei migliori… partiamo da Vallesinella alle 17.00. Dopo 600 metri di dislivello ci troviamo armati di frontale e incoscienza per attaccare di cattiveria l’ultimo tratto, ovviamente il più impegnativo. 

Equipaggiati per l’ultimo tratto
La Bocchetta di Brenta

Quando mancano solo 100 metri dal rifugio, un simpatico scivolo di neve decide di prendere il posto del nostro sentiero.  

Ravanando e mostrando le nostre qualità da veri climber, optiamo per una comoda seduta su ghiaccio, schivando cosi il pericolo.

La stessa tecnica usata da noi per raggiungere il rifugio, messa in atto a ben 8000 metri

Dopo essere giunti al rifugio come “superstiti“ ci gustiamo una collosa pasta di Verona. 

Il giorno seguente, poiché il tempo non prometteva bene, per la nostra ascesa decidiamo di rilassarci con una “emozionante” e “impegnativa” ferrata in direzione Rifugio Agostini e ritorno, prima che il maltempo ci sorprenda. 

Elena: “Abbiamo fatto bene a fare quel giro del cavolo.”

Affermazioni sotto il diluvio.

Concludiamo la giornata in Dolomiti con una dormita rigenerante per il grande giorno seguente. 

IL GRANDE GIORNO

Elena: “Direi sveglia alle 5.00 così torniamo presto al rifugio e abbiamo tutto il tempo per tornare alla macchina presto.”

Vane speranze. 

L’alba del grande giorno

Accompagnati da una strepitosa alba, alle 6.00 partiamo dal rifugio in direzione delle bocchette del Campanil basso. 

Siamo i primi all’attacco, raggiunti ben presto da un’altra cordata. 

Parte Elena, con una solida armatura di protezioni veloci, attacca il primo tiro sbagliando in pieno. L’altra cordata si godeva questa scena e sfottendoci attacca per prima la via, consapevoli del nostro sbaglio.

I tiro

Dopo un momento di panico e sconforto Elena disarrampica consegnando l’inizio della via ad Ivan che avendo visto dove si dirigeva l’altra cordata riesce ad evitare errori.

Siamo ancora carichi e ottimisti. La giornata è ancora lunga.

Il secondo tiro è nuovamente di Elena, che arriva in sosta velocemente nonostante il IV di tutto rispetto. Onore riscattato e ottima prestazione. Peccato che la sosta non fosse quella.

Dopo un traversino in disarrampicata non del tutto agevole per correggere la sosta, le cose procedono bene fino al quarto tiro. 

“Obliquare verso destra su passaggi di II non obbligati. Raggiungere la sosta e procedere sopra la sosta con difficoltà di III. “ 

Relazione della via normale del Campanil Basso.

II tiro

E seguendo la relazione, ci accorgiamo che la realtà è diversa e un III si è trasformato in IV abbondante.  Fortuna che ci sorpasso un’altra cordata che ci mostra la retta via. Iniziamo così una prima calata per scaldarci per la discesa. 

Risolto l’ennesimo errore di lettura, ci rimettiamo in carreggiata. 

Tutto procede bene fino allo stradone provinciale. Sono le 12.30, e la prima cordata è già di ritorno. 

Elena spera ancora in un orario di arrivo decente al Rifugio, ma non conosceva la passione per le soste intermedie di Ivan anche se ne aveva già avuto un assaggio. Così nonostante la relazione suggerisse di evitarle per ridurre i tiri, Ivan decide di proteggere abbondantemente. L’attrito delle corde diventa eccessivo per proseguire oltre le soste intermedie.  E così magicamente tre tiri diventano sei. 

Dal Terrazzino del re del Belgio parte Elena con il 16° (??) tiro. Sulla carta 10 metri di III, tutto facile in teoria. Ma se siete mai stati su quel terrazzino basta mettere il naso fuori per capire di essere sopra un vuoto di 300 metri con una leggera brezza che ti accarezza la schiena. Per fortuna ci sono sia mani che piedi che le permettono di raggiungere la sosta fatta di due chiodi vecchi e un cordino. 

E finalmente l’ultimo tiro. Bisogna superare uno strapiombo (V) o aggirarlo a sinistra (IV). Ovviamente Ivan, dopo qualche tentennamento, decide di aggirarlo. Trova un chiodo e si rende conto di essere sulla giusta direzione. Dovrebbe essere finita dopo il primo passo, ma non è così. Ci sono un paio di balzi vagamente strapiombanti da interpretare bene, ma per fortuna questo tratto è ben chiodato. Ci vogliono un paio di resting e tanta paura prima di giungere alla sosta intermedia. Da li la via è semplicissima per la vetta, ma la stanchezza gli consiglia di attrezzare l’ennesima sosta intermedia (tanto ormai è abitudine) e di recuperare Elena, lasciandole gli ultimi metri di terzo come passerella verso la cima. Comincia a crescere un’euforia da pericolo scampato mentre Elena sale esausta ed entusiasta l’ultimo tiro…e finalmente la vetta!!!

In vetta sul Campanile
Super vista dalla cima
In discesa

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